13 settembre 2009

"SOMETIMES THEY COME BACK" video

Il 13 settembre 2009, tra lacrime di gioia e di tristezza, si è concluso il mio splendido Sogno!

13 nazioni
10.000 km in moto
9 mesi e mezzo on the road
e tanto, tantissimo Rock 'n' Roll

"Sometimes they come back" non è altro che l'ultimo profondo respiro prima di aprire gli occhi...

Welcome to the jungle, Paola!

06 settembre 2009

Da Amburgo

Guten Morgen,

sono ad Amburgo in Germania. Tornare in questa grande città mi emoziona sempre, ogni volta è proprio come tornare a casa; se c’è infatti una città a cui mi sento particolarmente legata in Europa è proprio Amburgo, la mia bella Hamburg, la mia porta verso la Libertà.
Ho rivisto tantissimi posti, ho fatto i miei giretti e ho visto tanti vecchi amici;
e la sensazione che provo ogni volta che torno è quella di non essere mai partita, di essere sempre stata qui. Bellissimo!!

Domani proseguiremo il nostro viaggio verso l’Italia e scendendo abbiamo intenzione di fermarci ancora una volta in Germania e in Svizzera a trovare altri amici.

Mi sento un po’ strana da qualche giorno, forse perché tra esattamente una settimana sarò a casa. Durante questi lunghi 9 mesi ho visto tanto, sperimentato tanto, conosciuto tanta gente, tante culture, rivisto tanti amici, ogni singolo giorno è stata una scoperta e un’avventura; sono passata dalle montagne più alte del mondo in Nepal a paesi tropicali nel sud est asiatico, ho visto il deserto in Mongolia, la Siberia in Russia, il freddo della Lapponia, i fiordi della Norvegia e ora sto tornando nella mia piccola, minuscola Castrocaro, sto tornando dentro una realtà che mi è sempre stata troppo stretta. Sono felice/triste, sono bombardata dalle emozioni più diverse. Al mio ritorno avrò sicuramente bisogno di tempo per “riprendermi”, per fare ordine, per razionalizzare tutto quello che mi è successo durante questi stupefacenti 9 mesi on the road. Kathmandu e la mia semplicissima vita nepalese mi mancano già moltissimo, quando ripenso ai quei momenti il mio cuore si illumina e i miei occhi si riempiono facilmente di lacrime, è una reazione che non riesco davvero a controllare.

Il nostro arrivo è previsto per domenica 13 settembre e quando ci penso sono emozionata, anzi emozionatissima!! Mio dio!!!

Ho tantissima voglia di abbracciarVi forte, fortissimo…

Un sorriso,
Aum Shanti
Paola

22 agosto 2009

Dalle Terre dei Vichinghi

Ciao a tutti,

è tantissimo tempo che non mi faccio viva, ma eccomi qua!!
Vi scrivo dalla splendida Norvegia. Che posti mozzafiato!!

ma dove eravamo rimasti? da che città vi avevo scritto l'ultima volta?
Se non ricordo male da Ulaan Bataar prima dei lunghissimi 4 giorni di Trans-Siberiana.
Da quella mail ad oggi sono successe tante cose: abbiamo conosciuto tanta gente, abbiamo fatto tantissimi kilometri in moto, abbiamo attraversato la Russia, la Finlandia, il circolo polare artico e ora siamo in Norvegia.

I 4 giorni di Trans-Siberiana sono stati infiniti, lunghissimi (6000km!!!). Abbiamo attraversato la Siberia, gli Urali e finalmente siamo arrivati a Mosca!!! Mosca mi ha ricordato un po' Berlino, per l'architettura comunista, le grandi strade e gli immensi palazzi, ma come città non mi ha assolutamente entusiasmato e ancora meno mi ha entusiasmato la sua gente.
A Mosca abbiamo avuto un grossissimo problema, che ha rallentato tutti i nostri progetti. A Ulaan Bataar avevamo caricato la moto sul treno e una volta arrivati a Mosca la dogana non voleva consegnarci la moto. AIUTO!!!! impossibile sdoganarla!! Dopo essere stati sbattuti per una settimana da un ufficio all'altro, aver avuto a che fare con impiegati incompetenti che ci hanno trattato nei modi più maleducati e irrispettosi che io abbia mai sperimentato e dopo aver visto il Twin Team Poggiali con il morale davvero a terra, siamo riusciti a ritirare la moto, soprattutto grazie al preziosissimo aiuto di due amici russi, senza i quali questo problema sarebbe stato impossibile da risolvere, perchè nessuno in Russia parla inglese e la disponibilità che i russi hanno dimostrato nei nostri confronti era praticamente inesistente!! E' stata una settimana di delirio! Una lunghissima odissea!!
Ad ogni modo il giorno che siamo riusciti ad attraversare il confine ed entrare finalmente in Europa- in Finlandia- non lo dimenticherò mai!! Il regalo più bello per il mio compleanno: l'Europa!!! Potevo finalmente respirare aria di libertà!! Sì, quando al controllo passaporti hanno timbrato finalmente l'uscita sul mio passaporto mi sono sentita libera, ho provato una sensazione di leggerezza, come se uscissi di prigione. Ero ed eravamo felicissimi!! La Russia ha messo a dura prova il Twin Team Poggiali, ma ce l'abbiamo fatta!!
In Finlandia ci sembrava di essere a casa, io dopo più di 8 mesi ho potuto pagare in Euro!!!! La Finlandia è stupenda!! Ha dei paesaggi assolutamente selvaggi, ancora intatti ed incontaminati, completa assenza dell'uomo. Tutta la zona oltre il Circolo Polare Artico -la Lapponia- è un mantello verde di abeti, con renne selvagge che attraversano la strada. Che emozione!! Spettacolare vedere le renne libere nel loro habitat naturale.
Il Circolo Polare Artico attraversa la città di Napapiiri in cui si trova il villaggio di Babbo Natale e qui sono rimasta disgustata dal business e dal turismo che ruota attorno a questa figura. E' in assoluto il luogo più commerciale che io abbia mai visto in tutta la mia vita!!i Siamo letteralmente scappati da questa trappola consumistica situata nel bel mezzo del nulla e ci siamo diretti a nord, e siamo entrati in Norvegia. Più si sale più le temperature si abbassano e di notte comincia a fare freschino a dormire in tenda, ma ormai non ci spaventa più nulla.
La Norvegia è stata una meravigliosa scoperta!! I suoi fiordi sono mozzafiato e ancora non abbiamo visto nulla!!
Ieri eravamo a Capo Nord, il punto più a Nord dell'Europa e verso l'una di notte ha cominciato ad albeggiare!! E' stato uno spettacolo assolutamente indescrivibile!!! Il cielo blu scuro che si confondeva con il mare, ha cominciato un po' alla volta a diventare rosso/arancio e a poco a poco è diventato giorno!! E io eri lì piccola piccola con gli occhi grandi e la bocca spalancata, al margine del fiordo che dava a strapiombo sul mare e incredula mi godevo quello spettacolo della natura assolutamente unico.

Oggi, dopo aver lasciato Capo Nord ed aver cominciato a scendere, per la prima volta in quasi nove mesi posso dire di essere sulla strada per tornare a casa. La strada è sì ancora lunga e i kilometri sono davvero ancora tanti, ma scendendo verso sud l'Italia si sta avvicinando, o per lo meno la direzione è quella di casa, dove pensiamo di arrivare verso inizio settembre.

Dopo così tanti mesi di viaggio, passati on the road, comincio ad accusare un po' di stanchezza. Ma ce ne sarà di tempo per riposarsi!!! E come direbbero i Led Zeppelin I'M GONNA RAMBLE ON!!!!!

un abbraccio vichingo a tutti
Paola
Twin Team Poggiali

29 luglio 2009

Ritornno al futuro

Sabainau Amici,
sono ritornata ieri nel futuro, dopo una settimana passata nel Medioevo. Sì, dopo questa esperienza, posso davvero dire di aver viaggiato nel passato!!
Sono senza parole!! Il deserto dei Gobi mi è piaciuto moltissimo, la sua arida desolazione, il suo sole rovente, la polvere, le strade infinite e gli spazi immensi, sono sì scenari mozzafiato, ma nulla può reggere il confronto con l’Arkhangay, una delle regioni occidentali della Mongolia.
Dolcissime colline verdi popolate da rapaci enormi, cavalli, mucche, pecore liberi di correre ovunque. Spazi immensi, cieli blu a 180 gradi, nomadi, tende, mandrie di bestiame. Il paesaggio è meraviglioso: natura incontaminata e assolutamente selvaggia, animali e uccelli che vivono nel loro habitat naturale, indisturbati, totale assenza dell’uomo. Credo che se gli animali potessero scegliere, sceglierebbero tutti di vivere qui, in questo paradiso naturale. Non ci sono infrastrutture, le strade non esistono, o meglio solo in alcune zone; e con la moto la sensazione che si prova sfrecciando per queste piste è Libertà pura!!

Siamo stati ospitati da una famiglia di nomadi, che gentilmente ci ha invitati a passare la notte nella loro tenda, perché il terribile temporale e la pioggia avevano reso impraticabili le piste fangose per raggiungere Tsetserleg la nostra destinazione. Vi giuro, questa è stata un’esperienza sconvolgente!! I nomadi vivono in tende circolari chiamate Ger, allevano cavalli, pecore e mucche e si cibano solo di derivati del latte dei loro animali. Quando siamo entrati nella Ger c’erano i figli e i vicini di Ger che ci guardavano come se fossimo degli extra terresti, e noi probabilmente guardavamo loro nello stesso modo. Ci hanno subito offerto latte caldo e altri prodotti tipici e mentre gustavamo questi nuovi sapori, avevamo gli occhi di un’intera comunità nomade puntati addosso. La comunicazione non è stata di certo facile, ma alla fine ci siamo capiti e abbiamo cominciato a giocare con i bimbi che si sono dimostrati sorprendentemente aperti e socievoli. Ho cercato di comunicare con la vecchia signora della comunità, che mi sorrideva fumando avidamente la sua sigaretta rollata in un piccolo pezzo di giornale. I bambini mi hanno orgogliosamente mostrato i loro numerosi cavalli e le pecore, alcuni membri della comunità hanno indossato i loro vestiti migliori per essere fotografati, gli anziani e i giovani della comunità indossavano costumi tipici mongoli. E’ stata un’esperienza davvero emozionante e per molto tempo a venire porterò nel cuore quell’ospitalità, quei sorrisi, quei bambini, quella semplicità e quella genuinità che mi hanno saputo toccare nel profondo. Splendido!

Per una settimana mi sono sentita nel Medioevo, perché la presenza costante di tende circolari bianche sparse qua e là, di cavalli utilizzati come mezzo di trasporto, di uomini e donne in costumi tipici, di natura incontaminata e l’assenza di strade e di consumismo ricreano un mondo a me assolutamente sconosciuto che è riuscito a rievocare tempi lontani e io ho davvero avuto la sensazione di essere nel Medioevo!!

Ora siamo a Ulan Batar, tra due giorni partiremo per la Russia. La moto viaggerà con noi sullo stesso treno. Ci attende un’esperienza epica: la Trasiberiana!! Impiegheremo quattro giorni per coprire la tratta Ulan Batar – Mosca.
Appena posso invierò aggiornamenti.

To be continued…

Un saluto mongolo a tutti! ;-)
Paola
Twin Team Poggiali


PS se volete vedere foto e video visitate il seguente blog:
http://adriontheroad30.blogspot.com

04 luglio 2009

Good Morning, Vietnam !


Cari Amici,

sono tornata ieri da una splendida settimana passata in Vietnam.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo paese che non avrei mai immaginato essere così animato e pieno di vita. Wow!!

Il Vietnam è una Repubblica Socialista, esiste quindi un Partito unico che è quello comunista, ma la quotidianità e l’aria che si respira sono ben lontane dallo stereotipo che io avevo di Repubblica Democratica/Socialista. Io pensavo infatti di fare un tuffo nel passato e di ritrovarmi in una sorta di Germania dell’Est asiatica e invece Wow!! Che sorpresa!! Ho Chi Minh City, conosciuta prima della sconfitta dell’esercito americano come Saigon, è una città all’avanguardia e in movimento!! Cafè, ristoranti, negozi super ricercati, grandi marche, grandi palazzi e parchi si mescolano alla tradizione, alla vita che si svolge in strada; i vietnamiti amano incontrarsi e mangiare in “ristoranti-bar” improvvisati con due sedie e un tavolino di plastica sulla strada. Sono molti infatti questi punti di ristoro che si trovano in ogni angolo della città. Mangiano di tutto e io ho avuto davvero difficoltà con il cibo. Insetti, serpenti, carne di coccodrillo insomma SLURP!! Esiste anche una bevanda al serpente, che viene venduta in bottiglie trasparenti così si vede bene il serpente al suo interno…

Appena arrivata a Saigon, (i vietnamiti la chiamano ancora così sebbene il nome ufficiale sia HCMCity) mi sono catapultata in stazione per prendere il primo treno in direzione nord, volevo infatti esplorare una zona meno turistica del Vietnam e ci sono riuscita!! Treno notturno: 14 ore passate “comodamente” in uno scompartimento con una gentilissima famiglia vietnamita. La comunicazione era impossibile, nessuno parlava inglese e io nemmeno una parola della loro lingua, ma è stata un’esperienza molto entusiasmante. Che buona gente! Io non avevo cibo e loro mi hanno offerto tutto quello che avevano! Quando ho chiesto loro di poter fare qualche fotografia, erano talmente felici ed emozionati che prima di mettersi in posa si sono tutti sistemati per bene e le donne si sono sciolte e sistemate i capelli.

Sono arrivata a Danang, sulla costa centrale, che ospitava una base aerea americana durante la guerra del Vietnam. I 30 km di spiaggia tra Danang e Hoi An –dove ero diretta- sono mozzafiato!! Non avrei mai pensato di trovare tanta bellezza in Vietnam!! Spiagge larghe, sabbia bianca, palme…
Ho passato due giorni nella deliziosa Hoi An, e devo dire che i vietnamiti sono un popolo molto gentile e anche un po’ curioso. Tanta gente, uomini e donne, mi guardavano e mi osservavano, alcuni cercavano addirittura un contatto con me. Sebbene la lingua rappresentasse un limite invalicabile, infatti pochissimi in Vietnam parlano bene l’inglese, la comunicazione si creava con sorrisi e parole base. A volte molto divertente!

Ho passato poi due giorni a Quy Nhon, sulla costa centrale. Ho preferito questa sperduta località balneare ad altre rinomate spiagge perché ero alla ricerca di genuinità e non volevo vedere troppi turisti stranieri. E ragazzi senza parole!! La gente mi osservava, come mi era già capitato a Hoi An, ma tantissima gente mi fermava e voleva una foto con me!! E allora io ridevo!! Con i loro cellulari all’ultima moda mi scattavano fotografie, altri chiedevano il mio numero di telefono…insomma ero diventata la star del momento!! Altri mi guardavano mentre passeggiavo e li sentivo dire: WOW!!! Mi sono poi resa conto che ero l’unica straniera in quella località e loro erano davvero sorpresi. I momenti di gloria di Paola!
Ho noleggiato un motorino (un 4 tempi senza frizione!! Mahhh???) e via come una scheggia lungo la costa e ad ogni kilometro che percorrevo, il mio stupore aumentava!! Da una parte la selvaggia fitta e verde giungla e dall’altra spiagge bianche, roccia e alte palme. Ero come impazzita, non sapevo dove fermarmi, perché mi ero resa conto che più kilometri facevo, più il paesaggio mi sorprendeva!! Se il motorino avesse avuto la quinta, avrei preso sicuramente il volo!! Non credevo ai miei occhi, mai avrei pensato di trovare tante spiagge ancora assolutamente incontaminate e così selvagge in Vietnam!! E poi mi sono fermata diverse volte, in diverse spiagge, e ogni volta ho trovato sempre e solo Natura selvaggia!!!! Mai cemento, mai alberghi!! Solo qualche capanna di paglia, amache, qualche ristorantino improvvisato all’ombra di banani, alte palme e altre piante e fiori tropicali. E in giro solo qualche vietnamita che incuriosito dalla mia presenza salutava e sorrideva!! Io, i miei Caraibi, li ho trovati qui!!! Ho passato due giorni spettacolari a Quy Nhon e lungo la costa centrale.

E poi invece di farmi altre 12 ore di treno per tornare a HCMCity, ho ottimizzato i tempi al massimo e ho preso un volo interno e in 40 minuti è passata la paura e sono arrivata a Saigon, dove ho visitato diversi musei tra i quali il War Museum, dove ho vissuto un’esperienza molto toccante. Più volte davanti a quei documenti di guerra e a quelle fotografie di una violenza inenarrabile mi sono emozionata, mi sono sentita piccola di fronte alla crudeltà di cui è capace l’uomo. E’ proprio davanti a tali evidenti crimini di guerra che sono sempre più convinta che la violenza e le armi non siano la soluzione ai problemi. Ho riflettuto molto anche sulla posizione degli Stati Uniti, sulla guerra in Corea negli anni ’50, sulla guerra del Vietnam e poi Hiroshima, Nagasaki, la seconda guerra mondiale e l’Iraq. Ma ci siamo dimenticati il passato? Il mondo intero, ma soprattutto il popolo americano e alleati hanno ancora una memoria storica? Potrei scrivere ancora tanto, in merito a questa mia visita dentro il museo dell’orrore, in merito ai crimini commessi dagli americani, in merito alla resistenza dei Vietcong e anche in merito alla solidarietà dimostrata da tutto il mondo nei confronti del Vietnam, ma voglio che siano le foto a parlare…..

E' interessante sapere che nel mondo Occidentale quella che è comunemente conosciuta con il termine "Guerra del Vietnam”, nel Sud Est asiatico viene invece chiamata "Guerra contro gli Americani per liberare il Vietnam".

Vi sto scrivendo da Bangkok, domani notte parto e il 6 mattina arriverò a Ulaan Bataar in Mongolia. Adri è in Russia esattamente a Ulan Ude non lontanissimo dal confine con la Mongolia e dovrebbe arrivare a Ulaan Bataar il 6 o 7 luglio. Direi che con i tempi ci siamo!! Sono molto emozionata! Sono molto felice! Tra qualche giorno rivedrò mio fratello che arriva in Mongolia in moto dall’Italia, e oggi sono esattamente 7 mesi che sono in viaggio!! Ebbene sì, ho lasciato Castrocaro il 4 dicembre 2008!! Caspita, mi sembra la trama di un film!

To be continued….

Un abbraccio
Paola

21 giugno 2009

Thailandia-Cambogia-Mongolia


Cari Amici,

vi scrivo ancora una volta da Bangkok, invece di una settimana sono rimasta qui ben tre settimane. Giovedì prossimo parto per la Mongolia e non so ancora esattamente quando potrò incontrare Adri, ad ogni modo sembra che il tanto agognato incontro si faccia sempre più vicino. Il problema della moto, che ha tenuto bloccato mio fratello per 10 giorni in Siberia, sembra risolto e Adri dovrebbe rimettersi in strada a giorni.

Nel frattempo ho sfruttato al massimo il mio tempo qui in Thailandia e mi sono fatta una gita sola soletta di una settimana in Cambogia e che posti!! Natura selvaggia, verde, giungla, palme, fiori di loto, templi, archeologia, fiume Mekong, storia sanguinosa e violenta durante il regime comunista Khmer Rouge alla fine degli anni '70, insomma una gita molto interessante, purtroppo però sono rimasta un po' delusa dalla gente e dal loro modo arrogante e maleducato che hanno nei confronti dei turisti, ma questa è un'altra storia....

Il sito archeologico di Angkor a nord della Cambogia è assolutamente mozzafiato!!
Templi in mezzo alla giungla!! E' un luogo molto turistico ma davvero fuori dal tempo e vale davvero la pena perdersi là nel mezzo per qualche giorno!! Se ci si sposta da Angkor è possibile raggiungere un piccolo villaggio sull'acqua, non avevo mai visto così tante case galleggiare lungo il fiume!!
La capitale Phon Penh mi è piaciuta tantissimo, ci sono templi interessanti, c'è un lago con tante palafitte dove ho dormito una notte e poi ci sono due fiumi uno dei quali è il famoso Mekong, che attraversa tutto il sud est asiatico. Ho fatto un giro in barca sul Mekong e ho visto come vivono sull'altra parte del fiume: un intero villaggio galleggiante!! Incredibile!!

Mi capita spesso di pensare al Nepal, di pensare alla mia vita nepalese, alla mia casina sul tetto, ai miei amici, alle mie abitudini, ai meravigliosi bimbi, ai templi, ai sorrisi, al cibo, alla genuinità disarmante del popolo nepalese. Penso spesso alle mie Montagne, all'Himalaya, all'Annapurna e a tutti quei posti mozzafiato! E mi sento fortunata, tanto fortunata....

Io sto bene, sono pronta per la prossima missione. Sono molto emozionata all'idea di rivedere Adri e di proseguire il viaggio insieme su due ruote non so ancora bene dove, ma non è la destinazione quello che conta, l'importante è essere on the road!!

"Non sono gli uomini che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno gli uomini."
e questo mio Viaggio-Sogno mi sta segnando a Vita!!

un sorriso
Paola

11 giugno 2009

Aggiornamenti da Bangkok

Sawaddika amici!!

Sono in Thailandia da una settimana e sono ospite di Joy, una mia amica thai che conosco ormai da 20 anni!! Avevo 12 anni quando l’ho conosciuta!!! Ci siamo conosciute grazie ad uno scambio e da quel giorno siamo sempre rimaste in contatto. Lei è un architetto/designer e si è laureata alla Berkley University in California e adesso è sposata e ha due bimbi piccoli. Mi sento un po’ una principessa a casa sua, o meglio nella sua super villa! Ho una camera stupenda tutta mia con bagno in camera, TV, aria condizionata, frigo bar, connessione wi-fi e la domestica che cucina per me!!! :-o!!

Il passaggio Kathmandu – Bangkok è stato indescrivibile, non solo per il lusso in cui mi trovo in questa villa, ma per Bangkok, dove ci sono grandi magazzini, treni, pulizia, negozi di qualsiasi genere, tecnologia ai massimi livelli, ristoranti di qualsiasi genere, insomma Bangkok non ha nulla da invidiare a nessuna città occidentale. Il Nepal è lontano anni luce dalla vita frenetica e dallo sviluppo di Bangkok! Pensate che quando ho preso il treno qui a Bangkok per la prima volta mi sono sentita spaesata, un po’ come Renato Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna” che dal suo piccolo paesino di campagna arriva nella grande città. E ancora oggi, dopo una settimana, ci sono delle scene e dei momenti della quotidianità che noto, sebbene forse siano banali: la pulizia ovunque, spostarsi in treno, tutti i cartelloni con pubblicità di grandi marche, il massiccio consumismo che continua a sorprendermi ogni giorno e pensare che in Nepal tutto questo non esiste, non una marca se non nell’unica strada esclusiva di Kathmandu, non un cartellone con qualche foto e pubblicità di stilisti famosi. E che meraviglia, camminare e vedere solo Nepal, solo essenzialità. Qui sembra di essere in qualsiasi capitale occidentale dove tutto ruota attorno all’apparenza. Qui mi sento sicuramente più “vicina” all’Europa da questo punto di vista.

Bangkok però è diventata per me un altro centro del mondo. Qui ho infatti rivisto Joy che non vedevo da un anno, ho rivisto il mio amico giapponese Koba che non vedevo da 5 anni e poi ho rivisto Stefano, con cui ho lavorato due stagioni a Milano Marittima, che non vedevo da una vita e che ora lavora in un ristorante italiano a Bangkok. Ma non è finita qui!! Sono andata a Phuket e ho rivisto Coffey un mio amico irlandese di Dublino. Con lui ho noleggiato uno scooter e ci siamo fatti un giro dell’isola e visto tante belle spiagge. Ho sempre sentito parlare di Phuket e incuriosita ho voluto fare un giro; ingenuamente pensavo di trovare un ambiente freak e tranquillo pieno di hippy e invece ho trovato un mega bordello nel vero senso della parola. Sono rimasta disgustata dall’evidente turismo sessuale, dalla deturpazione dello splendido paesaggio, troppi alberghi, troppi grandi magazzini, insomma un ambiente squallido, che mi ha davvero deluso. Sono letteralmente fuggita da Phuket appena ho potuto!!

Adri nel frattempo è bloccato da una settimana a Kurgan in Siberia. Ha avuto un grosso problema tecnico alla moto e deve aspettare un pezzo di ricambio dall’Italia, quindi i nostri programmi stanno cambiando e non potremo incontrarci questa settimana in Mongolia come invece pensavamo, ma dovremo aspettare ancora una decina di giorni o forse più. Io ho quindi spostato il mio volo per la Mongolia e mi fermerò qui più a lungo. E considerando che la Thailandia non mi sta esaltando, pensavo di farmi una gita fuori porta nel Sud est asiatico per ottimizzare i tempi al massimo.

Mi manca il mio stupefacente Nepal, la sua semplicità, la sua genuinità e la sua gente. Che esperienza emozionante che è stata!!! E se devo essere sincera mi manca anche il mio Dahl Baht (riso e lenticchie)….

Vi tengo aggiornati sui miei prossimi movimenti.
Jay Bholenat!

Un abbraccio
Paola

23 maggio 2009

L'Avventura continua

OM Amici!
questa probabilmente è l’ultima mail che vi invio dal Nepal, mancano infatti 10 giorni alla partenza e immagino che più la data si avvicina, meno tempo avrò per sedermi davanti ad un computer. Quindi approfitto di questo tranquillo pomeriggio per scrivervi e poi…katam!
Che dire? Lasciare il mio “stupefacente Nepal” non sarà di certo facile; lasciare la mia casina, la mia vita nepalese, gli amici, i bimbi, la gente, le montagne, i sorrisi, i colori e Kathmandu sarà difficile e doloroso. Sì, perché questo “stupefacente Nepal” mi ha fatto un incantesimo, mi ha stregato ed è quindi inevitabile: qui lascio il mio cuore e sono sicura che sarà per sempre! E’ stata per me un’esperienza senza eguali, un mettermi alla prova (a volta a dura prova), il Nepal rappresenta per me una crescita personale, ho sperimentato tantissime situazioni, ho imparato, visto, conosciuto tantissime persone interessanti (viaggiatori+nepalesi), e ho conosciuto un mondo affascinante che sebbene sia culturalmente lontanissimo dalle mie origini, lo percepisco incredibilmente come mio, lo sento vicino, anzi vicinissimo. Il Nepal è stato un fantastico capitolo della mia vita, un periodo ricco di stimoli, di energia; ho affrontato tutto con grande entusiasmo e motivazione e il risultato è stato un’esperienza assolutamente indimenticabile che mi ha segnato a vita. Potrei usare tante parole in questo momento per descrivere la mia esperienza, ma nessuna renderebbe giustizia a quello che per me significa la parola Nepal!
Vero è che lasciare il Nepal e partire per Bangkok sarà meno traumatico che partire direttamente per l’Italia, per tornare a casa. Sapere che la mia grande avventura continua renderà un po’ più “leggera” la mia partenza.
Chiudo il mio libro-Nepal col cuore felice, sorridente, positivo, libero e stracarico di ricordi, di forti emozioni e di inarrestabile energia…..forse, se ci penso bene, questo potrebbe essere il mio Nirvana! ;-)
Dal Nepal è tutto, ma proprio tutto…
Sono pronta per la prossima grande Missione on the road!

Col cuore,
Himali
(è il nome nepalese che mi hanno dato alcuni amici e significa “montagna”)

15 maggio 2009

Kathmandu su due ruote


Namaste !!

Manca poco meno di un mese alla partenza, lascerò infatti il Nepal a inizio giugno data in cui scade anche il mio visto turistico e con questo visto non posso stare qui oltre 5 mesi nello stesso anno..è davvero ora di ripartire, ma non di tornare a casa…

Sto cominciando a organizzare la prossima missione, sì perché come vi ho già anticipato, non tornerò a casa…Volerò a Bangkok, in Thailandia, per una settimana pit-stop dove rivedrò una mia vecchia amica thailandese e dal di lì volerò verso Ulaan Bataar in Mongolia, dove incontrerò mio fratello!! Il Pogg è di nuovo on the road e arriverà in Mongolia con la sua moto!! L’idea è di tornare in Italia con lui sull’Africa Twin!! Paura!! Ancora non ci credo! Il tragitto per il ritorno è ancora da definire bene, ma queste sono decisioni che potremo prendere solo a quattrocchi. Quando ci penso mi chiedo sempre “sogno o son desta?”. Il Poggiali Twin Team presto si riformerà! Wow!!

Qui a Kathmandu è caldissimo, oggi pomeriggio c’erano 38 gradi!! Lo scorso inverno troppo freddo ed ora troppo caldo.

Due settimane fa sono andata al fiume con Betta, un’altra volontaria. Andare al fiume mi ha ricordato tanto i nostri pomeriggi passati ai Gorgoni, alla Passerella, ho pensato all’Appennino e all’Acquacheta, con qualche differenza: il fiume era larghissimo con forti correnti e ogni tanto passavano gruppi che facevano rafting. Eravamo circondate da bambini locali che incuriositi dalla nostra presenza, facevano di tutto per farsi notare. Bambini che giocavano, donne che facevano il bucato, uomini che si lavavano nella vicina fonte e ho pensato che questa gente vive proprio bene!! Che vita sana! Mica male però!! Ciò mi è stato poi confermato nel tardo pomeriggio, quando siamo andate nel piccolo villaggio a cercare una camera per la notte.
Il villaggio era piccolissimo e si sviluppava sulla strada principale; 6 case in fila con un grande cortile davanti dove i bambini correvano e giocavano a rincorrersi. Che meraviglia!! Abbiamo trovato una piccola, ma deliziosa cameretta nel giardino di una coppia simpaticissima. La camera era però sopra alla stalla, non vi sto nemmeno a spiegare l’odore di mucca che ho dovuto respirare tutta la notte e nemmeno i movimenti bruschi della camera dovuti ai calci degli animali, ma tutto ciò era stupendo!! Abbiamo mangiato Dhal Bhat (riso+lenticchie) comodamente “apparecchiate” nel cortile, con i bimbi che ogni tanto, stanchi della corsa, si fermavano e prendevano fiato guardandoci e sorridendoci. Il giorno dopo abbiamo preso un local bus per Kathmandu, ma dopo 2 ore sorpresa!!!! Il bus si è fermato a causa di una lunga coda di camion e grazie all’aiuto di un ragazzo che parlava un po’ inglese, capiamo…C’è uno sciopero!! E gli scioperi in Nepal sono molto frequenti e quando c’è sciopero si ferma tutto per diversi giorni!!! Questo era uno di quegli scioperi terribili: la strada principale ed unica via che collega Kathmandu a Pokhara era bloccata. Abbiamo dovuto camminare per 2 ore prima di arrivare al blocco oltre il quale avremmo trovato un bus. Una volta arrivate a Kathmandu abbiamo appreso il motivo di tutto questo caos: il primo Ministro Prachanda (maoista) voleva annullare i poteri del capo dell’esercito per conferirli poi completamente al Partito maoista, ovviamente l’opposizione si è fatta sentire!! La Kathmandu dei giorni successivi allo sciopero, era una Kathmandu ben diversa da come la conoscevo io…grandi cortei e dimostrazioni, numerosissime le bandiere rosse falce e martello, numerose bandiere di gruppi studenteschi con evidenti riferimenti politici. Non era la Kathmandu caotica ma pacifica che conoscevo io, era una Kathmandu in rivolta! C’era tutta l’aria di una guerriglia urbana: polizia in tenuta antisommossa, massi che bloccavano alcune strade, copertoni in fiamme e gente che manifestava, giovani, ragazze, donne in sari, uomini. Poi, dopo qualche giorno è caduto il Governo!! Prachanda ha dato le dimissioni, è stato in carica per un anno! E ora a Kathmandu non si parla d’altro! Ogni tanto ci sono comunque manifestazioni.

Lo scorso fine settimana altra gita. E che gita!!
Venerdì sono uscita con il proprietario del mio appartamento insieme a due suoi amici e la serata è risultata abbastanza noiosa fino a quando è arrivato Dendup (Denz).
Dendup è un re bhutanese di origini mongole in esilio in Nepal ormai dal 1974. E’ uno uomo ben piazzato, alto, capelli lunghi brizzolati, lineamenti mongoli con barba bianca. E abbiamo cominciato a parlare per un po’ e ho scoperto diverse cose della sua interessantissima vita, non solo della sua vita prima e dopo l’esilio, dei suoi ricordi, della sua famiglia, ma anche una delle sue passioni: la moto!! Il giorno dopo avrebbe fatto un giro con i suoi amici fino a Kurintal a 100km da Kathmandu e non ho esitato un attimo ad accettare il suo invito quando mi ha chiesto se volevo aggregarmi. Non aspettavo altro! ;-)
Così ci siamo incontrati la mattina seguente alle 7 a Thamel, il quartiere dove vivo e siamo andati a casa di un suo amico dove avremmo incontrato anche gli altri. Siamo entrati attraverso un gran cancello, che è stato aperto da un guardiano e davanti a noi è apparso un giardino immenso e una casa enorme. Ero davvero curiosa di conoscere il proprietario di quella casa, perché non ero mai entrata in una villa di tali dimensioni. Le case nepalesi sono molto modeste e questo lusso mi aveva colpito. Saliamo al secondo piano, il proprietario ci fa accomodare in un salone grande quanto casa mia; noto immediatamente la vecchia carta da parati rovinata, fantasia color bianco e verde chiaro. L’elegante camino all’angolo ha subito attirato la mia attenzione. E poi uno specchio gigante, poltrone, divani, televisore impolverato e tantissime foto, molte delle quali in bianco e nero e in tutte c’erano raffigurati membri della famiglia reale. Tutta la stanza aveva un’aria decadente, vissuta, consumata e anche un po’ kitsch! La mia curiosità mi ha portato a fare tantissime domande a Dendup in merito al luogo dove mi trovavo. E lui con naturalezza mi ha detto che eravamo a casa del nipote del re; la madre del proprietario di casa era la sorella del re che è stata assassinata insieme ad altri membri, re incluso nel Palazzo Reale a Kathmandu nel giugno 2001.
Riuscite ad immaginare la mia faccia, quando ho realizzato di trovarmi tra membri della monarchia nepalese e bhutanese ? Insomma, non sono di certo gli ambienti che sono abituata a frequentare in Italia! Inizialmente mi sono sentita un po’ a disagio, ma poi tutti, anche gli altri amici sono stati molto carini con me e tutti parlavo correttamente inglese, per cui è stato molto facile comunicare e la situazione inizialmente formale si è sciolta dopo la colazione insieme e poi “jamm jamm” siamo partiti!! Ancora assolutamente incredula dell’assurda situazione in cui mi trovavo, sono salita sulla moto di Denz e via, per la valle di Kathmandu! Abbiamo impiegato due buone orette per raggiungere il posto più esclusivo che io abbia visto qui in Nepal: un bellissimo resort vicino al fiume con mega piscina e mega giardino dove abbiamo pranzato e trascorso tutto il pomeriggio. E lasciatemelo dire! Questo gruppo di motociclisti dal sangue blu mi ha davvero fatta sentire una principessa!
Il giro in moto è stato stupendo!! Per la prima volta vedevo quel paesaggio non attraverso il finestrino di un bus ma seduta su una moto attraverso i miei occhiali! Veramente una bella gita!!
Siamo tornati a Kathmandu verso le otto di sera, ma il re bhutanese non mi ha portata direttamente a casa, mi ha portata invece a Boudha, alla Stupa Buddhista dove si festeggiava il Buddha Jahanti ovvero la nascita di Buddha e alla Stupa, meravigliosamente illuminata dalla luna piena, c’erano tantissimi pellegrini, c’erano candele, odore di incenso….magico e suggestivo! Ho lasciato Denz sotto casa mia con la promessa di rivederci presto per un’altra gita in moto insieme!

Per il resto qui a Kathmandu sto benissimo. Conosco gente, rivedo viaggiatori conosciuti in giro, esco, vado a cena dai vicini di casa, faccio i miei giri, vado al mercato, vado a trovare qualche amico locale in agenzia viaggi o nel negozio di tessuti, si beve tè, a volte si mangia anche cocomero, si chiacchera, io esercito il mio nepalese, poi si va insieme a pranzo e si mangia riso e lenticchie e nei fine settimana si fa qualche escursione nella valle! Kathmandu è diventata per me il centro del mondo. Pensate che 2 settimane fa mi è venuta a trovare Reina, una mia carissima amica giapponese che non vedevo da due anni. Splendido!

Questo è tutto…per il momento.

Vi stringo forte forte.
Paola Miss
(La vostra inviata speciale da Kathmandu)

24 aprile 2009

Sette giorni in Tibet


Tashi Delek!

Altra missione compiuta: sono tornata a Kathmandu qualche giorno fa dopo un’incredibile settimana passata in Tibet.

La missione “SETTE GIORNI IN TIBET” è stata un’esperienza viaggio-nel-viaggio assolutamente fuori da qualsiasi concezione di spazio e di tempo; il Tibet è l’altopiano più alto al mondo, arriva ai 4000m e il paesaggio che lo caratterizza è il deserto!!! Sì, il deserto! non c’è sabbia, la vegetazione praticamente è inesistente, questo paesaggio mi ha ricordato molto la regione del Mustang che ho attraversato durante il trekking dell’Annapurna. Infatti me l’avevano detto che la zona settentrionale del Nepal è molto simile al Tibet e mi avevano parlato di deserto, ma sinceramente mi era difficile immaginare il deserto a quelle altitudini!! Ora ho capito cosa intendevano con quelle parole e vi assicuro che è uno spettacolo mozzafiato! Deserto di montagne, laghi color turchese, visuale a 180 gradi, aria secca, cielo immenso, nuvole enormi, luce fortissima, raggi del sole bollenti, ghiacciai e passi a 5000m.

Prima di partire, mi sono informata in diverse agenzie e sono andata direttamente all’ambasciata cinese qui a Kathmandu per capire come ottenere il visto come viaggiatrice individuale, ma l’unico modo per entrare in Tibet dal Nepal è partecipare a un viaggio organizzato; non c’è altra scelta, i cinesi sono categorici! Anche se l’idea non mi esaltava particolarmente, ho deciso comunque di partecipare, perché questa sarebbe stata l’unica possibilità che avevo per visitare finalmente il Tibet e Lhasa “la città proibita”.

Siamo partiti da Kathmandu con un piccolo pulmino che ha impiegato 6 ore per raggiungere il confine col Tibet. All’ufficio immigrazione del Nepal: timbro di uscita sul passaporto, qualche controllo, qualche passo e puff!! La Cina!! Ho attraversato il Ponte dell’amicizia che unisce fisicamente i due confini e ho provato la stessa identica sensazione che ho provato quando ho attraversato il confine Israele/Giordania: un’emozione incredibile. L’atmosfera che si respira dopo il ponte, dentro l’ufficio immigrazione è molto austera: telecamere ovunque (cosa impensabile in Nepal), militari impettiti in divisa verde e severi controlli ai passaporti e ai bagagli. E’ assolutamente proibita l’introduzione in Cina di libri, fotografie e qualsiasi oggetto che possa far riferimento al Dalai Lama e ovviamente è assolutamente proibito parlare di lui e del governo , non si possono fotografare i militari e i palazzi governativi. Detto questo, hanno sfogliato tutti i libri e guide che avevamo con noi per controllare la presenza di materiale “probito”. Dopo i lunghi e severi controlli ero ufficialmente in Tibet. Wow!

Sulla strada, poco lontano ci attendevano le 4 jeep sulle quali avremmo percorso i circa 850km dell’Autostrada dell’amicizia (The Friendship Highway) che collega direttamente Kathmandu a Lhasa. Spettacolare!
Raggiungere Lhasa in jeep è stato come essere dentro ad un documentario: strade lunghissime che attraversano il Nulla e il deserto. Ogni tanto qualche piccolo villaggio tibetano, contadini, donne e uomini con vestiti tradizionali, bandiere cinesi. Sulla strada per Lhasa ci siamo fermati in due città: Shigatze e Gyantse che ospitano due dei più importanti monasteri del Tibet. L’atmosfera che si respira lì dentro è fuori dal tempo: monaci che pregano, che suonano strumenti tipici, forte odore di incenso e di cera. Pellegrini che incuriositi smettono di pregare, ci guardano e ci sorridono. In queste città e anche a Lhasa, l’atmosfera profondamente mistica e spirituale si unisce a tradizioni religiose antichissime ed è in stridente contrapposizione con la modernità “gentilmente concessa” dai cinesi. Conoscendomi, potrete sicuramente immaginare la mia posizione in merito all’occupazione cinese del Tibet, ma questa è un’altra storia…

Dal passo del Karo-La (ca. 5100m), abbiamo potuto ammirare la catena himalayana dal lato tibetano, con lei anche il maestoso Everest e paesaggi indescrivibili! Abbiamo impiegato 4 giorni per raggiungere la “città proibita” e che impatto! Prima di partire non riuscivo ad immaginarmela, quindi non avevo aspettative e perciò mi sono fatta totalmente sorprendere e trasportare dal suo fascino! Lhasa è il luogo più esotico e più “lontano” nel tempo che io abbia mai visto! Si respira un’atmosfera di tradizioni che fondano le loro radici in storia antichissima; donne, uomini e giovani pregano e camminano lungo il Kora (percorso dei pellegrini) attorno all’imponente Palazzo del Potala, residenza ufficiale del Dalai Lama, in esilio ormai da anni a Darhamsala in India. Uomini e donne pregano girando la ruota della preghiera, recitando continuamente mantra, altri si prostrano meccanicamente per ore davanti al palazzo sacro. I tibetani sono un popolo molto religioso e ciò si percepisce ovunque. Credo che i tibetani non siano ancora abituati al turismo di massa, perché ci osservavano molto incuriositi e alcuni molto timidamente cercavano di parlarci anche se non conoscevano l’inglese. La frase più ricorrente era “Hello, good bye, I love you”. Per gioco, io e una ragazza francese siamo entrate in un negozio di abiti tradizionali, accompagnate da due timide ragazze tibetane conosciute a Lhasa, per provare qualche abito, fare qualche foto e divertirci un po’. Io e la ragazza francese siamo improvvisamente diventate delle star, l’evento di quella giornata. Donne e uomini di tutte le età passando davanti al negozio, ci hanno viste e si sono fermati per un po’ osservandoci stupiti e contenti! Chiaramente era difficile comunicare, ma molti, in segno di apprezzamento, ci hanno mostrato il pollice alzato ! Spettacolare! Quante risate ci siamo fatte! E’ stata un’esperienza molto divertente.

Abbiamo lasciato Lhasa in aereo. Il volo di un’ora Lhasa – Kathmandu ci ha regalato splendidi paesaggi sul deserto prima e sulle montagne poi, tra le quali spiccava sempre lui: l’onnipresente Everest!!! Questa volta però l’ho visto dall’alto!!! Tornare a Kathmandu è stato uno shock! Il Tibet e soprattutto Lhasa sono abbastanza puliti, il cibo è sicuro, le strade non sono sporche, non ci sono mendicanti in giro, ci sono moderni palazzi di vetro nelle zone cinesi e tornare a Kathmandu è stato molto strano. Inquinamento, sporcizia, caos; insomma proprio come il giorno e la notte, proprio come Zurigo e la periferia di Calcutta. Spero di aver reso l’idea, perché tra Lhasa e Kathmandu c’è un abisso, è c’è un’enorme differenza anche tra tibetani e nepalesi, due popoli vicini di casa, ma incredibilmente lontani gli uni dagli altri. Sono stata solo una settimana in Tibet, troppo poco tempo per capire bene la sua gente, ma se devo essere sincera preferisco i nepalesi, sono troppo rilassati, un po’ lenti, curiosoni, ma sempre gentili, cordiali, ospitali e straordinariamente sorridenti. I tibetani a volte, soprattutto i più poveri sono un po’ aggressivi e cercano di fare di tutto per venderti una collanina o un braccialetto o qualsiasi altro gadget. Spuntano fuori dal nulla, soprattutto quando abbiamo attraversato i passi e ti si incollano addosso e non ti lasciano più…

L’unico modo che ho per spiegarvi il Tibet non sono le parole, ma sono alcune foto che vi spedirò presto. Spero che queste riusciranno a trasmettervi le forti emozioni che quella terra lontanissima mi ha saputo regalare.

Per il resto io sto benissimo, vado spesso dai bimbi alla casa famiglia e sto partecipando a campi medici nella valle di Kathmandu. Sebbene non abbia conoscenze mediche, partecipo lo stesso ai campi perché sono un’esperienza umana davvero indescrivibile. Che bello poter aiutare chi ha bisogno!!

Vi abbraccio forte,
Paola Miss

04 aprile 2009

The Annapurna Experience


Tashi Delek!!

È tantissimo che non vi dedico un po’ di tempo, che non vi aggiorno e che non vi racconto di Paola in Nepal, ma sono tornata a Kathmandu solo pochi giorni fa. Io sto bene, benissimo. Finalmente trovo il tempo necessario per scrivervi, per raccontarvi la spettacolare avventura tra le maestose Montagne: “The Annapurna Experience”. Io e il Preto abbiamo impiegato 18 giorni, 80 ore di trekking per percorrere i 220km del circuito dell’Annapurna!!!! E abbiamo attraversato il passo più alto al mondo: il passo del Thorung-La 5416m!!!!

Wow!! E’ stata un’esperienza/avventura indimenticabile, emozionante, faticosa, a volte faticosissima a causa del freddo tagliente, delle ripide salite, dei percorsi poco agibili e della parziale mancanza di ossigeno ad alta quota. La nostra “gita” è cominciata a Bhulbhulè (880m) e da questo piccolo villaggio abbiamo cominciato a salire camminando in media 4/5 ore al giorno. Ogni mattina sveglia ore 6.30, colazione e partenza.
“The Annapurna Experience Team”: Madhu, la nostra guida, un ragazzo di 26 anni molto sveglio, con un buon inglese. Ram, il nostro portatore, un simpaticissimo nepalese sempre sorridente, senza il quale la nostra avventura non sarebbe stata possibile! E poi Preto e Paola, i trekker. ;-)!
Per i primi 10 giorni siamo sempre saliti, da 880m dovevamo raggiungere i 5416m. Durante questo trekking abbiamo attraversato tantissimi villaggi, dormito in rifugi, visto paesaggi mozzafiato!! Fino ai 3800m la vegetazione era molto fitta, foreste di abeti e tanto splendido verde, che spiccava sullo sfondo del cielo blu e delle vette innevate dell’Himalaya! Oltre i 3800m la roccia, il deserto, colori irreali, luce luminosa, laghi color turchese, cascate. Oltre i 4500m terreno lunare, cieli di un colore blu mozzafiato, ghiacciai possenti, sassi, cascate, freddo. Oltre i 5000m, il Paradiso!! Impossibile descrivere l’emozionante bellezza del Nulla!! Non dimenticherò mai, per tutta la mia vita il decimo giorno di trekking, ovvero il nostro “Big Monday” – un lunedì da leoni! Quella mattina ci siamo alzati alle 3, era infatti arrivato il grande giorno, il giorno che aspettavamo da tempo, il giorno della grande sfida: l’attraversamento del passo più alto al mondo, il passo del Thorung-la 5416m.
La notte passata a Thorung Phedi (4450m), prima di affrontare l’attraversamento del passo, è stata per me la più difficile di tutto il trekking, la camera non era ovviamente riscaldata e il mio corpo, dentro il sacco a pelo, non riusciva ad abituarsi al freddo glaciale che lo stava avvolgendo. Era freddissimo! Inoltre la parziale mancanza di ossigeno mi ha reso il sonno ancora più difficile. Siamo partiti alle 4, buio assoluto, freddo tagliente e notte cristallina. Siamo partiti da 4450m e saremmo dovuti salire di circa 1000m. Sono servite ben 5 ore per raggiungere il passo! Era impossibile fare passi ampi, non solo a causa del ripido e impegnativo sentiero in salita, ma perché nell’aria c’era pochissimo ossigeno. Respirare era diventato difficile come camminare. Avanzavamo talmente lentamente che sembrava di essere sempre fermi; grazie a 2 giorni di acclimatizzazione fatti precedentemente, non abbiamo fortunatamente accusato il mal di montagna.
Abbiamo camminato sul tetto del mondo!!! Le maestose vette innevate erano lì vicino a noi! Le potevamo toccare con un dito!! Mi sono sciolta in un pianto inarrestabile davanti al sole che sorgeva dietro a quei massicci bianchi, indescrivibilmente grandi, enormi, mozzafiato!!! L’alba ha trasformato quella notte buia e gelida in uno degli scenari più spettacolari che io abbia mai visto in tutta la mia vita! La bellezza di quelle maestose montagne glassate, la luce quasi abbagliante del giorno che nasceva mi hanno tolto il fiato….in tutti i sensi ;-). E lì, davanti a quel dipinto perfetto improvvisamente non sentivo più il freddo, non sentivo più la stanchezza e la fatica, NO!! In quel momento ero talmente abbagliata da quello spettacolo, che il resto non contava nulla. Senza parole! Quando, dopo diverse ore, abbiamo finalmente raggiunto il passo del Thorung-La (5416m), ero già abbastanza stanca, ma dovevamo per forza scendere, il villaggio più vicino era Muktinath, a 3800m!!!! C’erano quindi ancora tanti kilometri in discesa prima di potersi finalmente rilassare!
Credetemi, attraversare il passo del Thorung-La è stata una conquista personale, un’esperienza assolutamente indimenticabile, una vittoria, un’emozione fortissima; ora posso davvero dire di aver toccato il cielo con un dito!!
Non ci siamo fermati troppo a lungo sul passo a causa del freddo e del vento tagliente, ma soprattutto perché avevamo ancora tantissima strada prima di arrivare a destinazione. La discesa è stata allucinante e interminabile, abbiamo infatti impiegato altre 6 ore per scendere di circa 1600m!!! e la stanchezza si faceva sentire. Quando dall’alto ho visto giù lontano nella valle il villaggio di Muktinath, la nostra destinazione, credevo fosse un’allucinazione. Ero stremata, stanca, verso la fine non avevo più il controllo delle mie gambe che ormai camminavano da sole. Arrivati a Muktinath dopo ben 11 ore di cammino in salita e in discesa siamo crollati dalla stanchezza. Questo è stato in assoluto il giorno più faticoso della mia vita: non ho messo a dura prova solo il mio fisico, ma anche e soprattutto la mia capacità di controllarmi, di adattarmi anche alle situazioni più impegnative, più dure, di resistere e stringere i denti anche quando il mio fisico ormai non rispondeva più ai comandi. Questa giornata la ricorderò per sempre come una vittoria, un record personale, il mio Sogno!!!
Durante gli otto giorni successivi al Thorung-La, siamo sempre scesi, ci siamo quindi lasciati alle spalle quei paesaggi rocciosi e desertici che caratterizzavano l’alta quota e mi sono sentita un po’ più vicina alla civiltà. Vi ricordo che per i primi 10 giorni non abbiamo mai visto macchine, non esistono infatti strade percorribili da auto, muli e cavalli sono l’unico mezzo di trasporto, non abbiamo mai fatto una doccia calda, abbiamo sempre dormito in camere-frigorifero, sempre e solo mangiato riso. A Muktinath invece abbiamo visto qualche jeep e scendendo questa scena è diventata sempre più comune. Le prime volte mi sembrava davvero strano che quel silenzio, che ci aveva accompagnato per i primi dieci giorni, potesse essere disturbato da un rombo di una jeep. Mi ero talmente abituata ad un mondo senza macchine che ora mi sembrava strano vederne e sentirne alcune.
Abbiamo impiegato 8 giorni per scendere fino a Nayapull (1000m) dove, dopo 18 avventurosi giorni nelle zone più remote del Nepal, si è conclusa la nostra indimenticabile gita “The Annapurna Experience”. A Nayapull abbiamo preso un autobus locale per raggiungere Pokhara, dove ci saremmo fermati una notte prima di ripartire per Kathmandu. Salire su un autobus è stato stranissimo, non erano le mie gambe a portarmi da qualche parte, ma un autobus!!
Non sono mai stata a Las Vegas, ma la sensazione di stupore che ho provato io a Pokhara, dopo quasi 3 settimane passate in mezzo al Nulla, deve essere probabilmente la stessa che proverei camminando lungo i grandi viali di Las Vegas: ristoranti, insegne luminose, cafè, pub, telefono, internet, macchine, moto, cibo di tutti i tipi e in albergo addirittura biancheria pulita e acqua calda!! Che lusso! Abbiamo concluso la nostra avventura a cena, insieme a 4 ragazzi australiani che avevamo conosciuto durante il trekking e che con grande piacere, abbiamo incontrato casualmente a Pokhara.
Siamo tornati a Kathmandu il pomeriggio del giorno seguente, dopo un viaggio in autobus allucinante e lunghissimo. A Kathmandu ci siamo finalmente sbarazzati dei nostri vestiti da trekking ormai poco profumati e poco puliti e dopo una doccia, ci siamo rilassati sul balcone in maglietta e pantaloni leggeri, parlando e ripensando ancora increduli all’avventura indimenticabile appena terminata.

Presto vi invierò qualche foto dell’Annapurna Experience, così anche voi potrete toccare il cielo con un dito! ;-)

Un abbraccio grande come l’Himalaya!
Paola trekker ;-)

20 febbraio 2009

Satiharù buongiorno!

Elena, la mia collega, è partita due settimane fa ed ora sono rimasta l’unica volontaria dell’ONG. Ora le lezioni le gestisco io e se prima erano impostate solo sulla lingua inglese, io ora ho introdotto anche un po’ di geografia, perché, facendo vedere ai bimbi un planisfero, mi sono resa conto che non sanno nulla di come sia fatto il mondo al di fuori del loro quartiere. Su un planisfero nessuno mi ha saputo indicare dove si trovasse esattamente il Nepal; alcuni, senza la minima esitazione, hanno indicato il Congo!!! Ho sorriso e ho capito che l’introduzione della geografia era necessaria. Ne ho parlato con il direttore che, indaffarato ad innaffiare il giardino, non ha impiegato molto tempo ad accettare la mia proposta… E’ da qualche giorno che ho cominciato a insegnare anche un po’ di geografia. Che bello!!! E distribuisco piccoli adesivi delle bandiere di alcuni stati, così le appiccicano sui loro quaderni e sono felici. Per loro gli adesivi sono bellissimi. Sono orgogliosi di possederne alcuni. Oggi molti mi hanno ringraziato e una bimba è addirittura arrivata verso di me correndo con qualcosa in mano: un piccolo foglio di quaderno ripiegato con dentro un disegnino e una caramella. Era per me! WOW!! Mi sono sciolta!!! Che dolcezza!! Questa bimba ha altri due fratellini piccoli e tutti e tre vengono alla casa-famiglia. E’ lei che si occupa dei due piccolini; suo padre lavora e la madre si è suicidata qualche mese fa. Quando l’ho saputo mi si è gelato il sangue. Dovreste vedere con che attenzione, responsabilità e amore controlla i suoi fratellini, incredibile!


Mi sto improvvisando anche infermiera: oggi non c’era la mia collega nepalese e allora ho operato io. Paola Nurse! ;-) Un bimbo sul piede aveva un piccolo accumulo di pus. Niente panico! La stessa cosa era successa ad un’altra bimba ed Elena mi aveva spiegato come aveva fatto a medicarla e quindi TAC!!! In un attimo il bimbo era ok!! La mia “operazione” è stata sicuramente un po’ dolorosa, ma il bimbo, a parte qualche strana espressione, non si è mai lamentato!.


Sto entrando sempre più dentro le dinamiche del condominio e che risate!! Che curiosoni che sono i nepalesi!! Le donne sono incredibili!! Come vi ho già detto vivo su un tetto piatto che non è altro che il quinto piano del condominio. Qui ci sono le mie tre stanze e un balcone immenso che dà su Kathmandu e quando il cielo è limpido e chiaro si può scorgere qualche vetta innevata dell’Himalaya. Stasera c’è una splendida luna piena e il balcone brilla, sarebbe il posto ideale per un party. Chissà!! La divagazione per dirvi che il balcone è in comune e alcune donne ci vengono a stendere il bucato e le conosco tutte!! Non ricordo ovviamente i loro nomi, ma qui io le chiamo tutte Didi (sorella maggiore) e così ho risolto il mio problema!! C’è la IOLE, in assoluto la più curiosona!! Sabato pomeriggio: Paola-casalinga, ho pulito tutto e lei era qui in giro, ho visto che spudoratamente è entrata in cucina e ha controllato tutto; è uscita e con l’atteggiamento formale e perentorio di un giudice, mi si è rivolta e si è espressa in questi termini “Tere sapa cha!” - molto pulito! Evvvvaaai!! Ho passato la prova vicina di casa!! ;-) Poi c’è l’ELVEZIA più riservata, più discreta che tutte le volte che mi vede, indipendentemente dall’orario, mi chiede “Kana kajò??” – hai mangiato? E io puntualmente rispondo “Kajò, kajò” – ho mangiato!. Segue un sorriso. Poi c’è la LUISA , la proprietaria di casa, che non vede l’ora di vedermi per farmi le domande più diverse. Sì, sì, sì proprio quelle domande del tipo scusa-se-mi-faccio-i-fatti- tuoi ! Poi c’è la figlia DOMA di 3 anni; a volte me la ritrovo sulla porta che mi guarda e mi dice namaste! E poi c’è la MARIA, la domestica (una bambina di 15 anni), che è spesso sul balcone e noto che mi guarda spesso. Mentre Paola-casalinga puliva, lei osservava tutta l’operazione pulizia-bagno molto attentamente. Mahh!!? Anche qui in Nepal certe dinamiche sono esattamente le stesse!!

Ah, dimenticavo! E’ arrivata una nuova inquilina! E’ da qualche giorno che sul terrazzo vedo girovagare tranquillamente una scimmia. Oggi mentre stendevo il bucato anche lei mi osservava.


In questo momento a ktm c’è Daniela, un’amica di Martina di Innsbruck che è arrivata la settimana scorsa da Bangkok. Che bello parlare di nuovo tedesco!! Abbiamo intenzione di andare un fine settimana a Lumbini, città natale di Buddha nel Nepal occidentale, zona che non ho ancora ben esplorato.

Vi abbraccio forte,

Paola Miss

05 febbraio 2009

Missione Yak compiuta!!!



La nostra missione-avventura è cominciata all’aeroporto di Kathmandu il 24 gennaio con un volo in ritardo di 5 ore a causa della fitta nebbia. Il volo da Kathmandu a Lukla è durato solo 30 intensissimi minuti. Aereo con soli 14 posti + hostess. Dai finestrini del piccolissimo e anche un po’ scassato aereo della compagnia AGNI AIR si poteva godere una superba vista sull’Himalaya e sulle immense valli. I miei occhi spalancati accecati da tanta Grandezza!

Dopo un atterraggio “pesantissimo” (beh, diciamo che ho sperimentato anche atterraggi migliori!) siamo finalmente arrivate al minuscolo aeroporto di Lukla, dove ci attendeva Pasang, il nostro sherpa che ci avrebbe accompagnato per tutta la settimana. Lukla è un piccolissimo villaggio a 2880m, da dove partono tutte le spedizione per il campo base dell’Everest. Che emozione! Ci sono solo due modi per raggiungere Lukla: aereo o 4 giorni di cammino da Jiri a 143 km da Kathmandu. Lukla è il villaggio principale della regione del Solo Khumbu, interamente popolata dal gruppo etnico sherpa, con somiglianze tibetane sia per fisionomia che per cultura e religione. Gruppo etnico famoso per la sua straordinaria forza fisica, resistenza alle temperature più rigide e per aver inoltre partecipato alle più importanti spedizioni verso l’Everest.

Pasang vive in un paesino a 11 ore di cammino da Lukla, praticamente 2 giorni di viaggio. Ha 34 anni è sposato e ha tre figli. Durante il trekking Pasang ci ha spiegato diverse cose in merito alla sua etnia e quando pronunciava la parola Sherpa gli si illuminavano gli occhi. Avrei capito solo più tardi il perché di tanto orgoglio e passione dietro a quella luce.

Dopo un pranzo veloce a base di riso e lenticchie siamo partiti!! Non sapevamo ancora quello che ci aspettava, nemmeno la più fervida fantasia avrebbe potuto immaginarlo…

L’intero trekking è durato 6 giorni, ogni giorno abbiamo camminato circa 4/5 ore. E ogni giorno che passava, salivamo e le vette delle montagne si facevano sempre più vicine. Abbiamo attraversato, dormito in villaggi sherpa, abbiamo attraversato numerosi ponti sospesi, durante le pause abbiamo giocato con gli stupendi bimbi sherpa, abbiamo parlato con i locali. Gli Sherpa parlano la lingua sherpa, ma parlano e capiscono comunque molto bene anche il nepalese. Il mio corso di nepalese mi sta servendo molto. La gente sorride divertita quando mi sente pronunciare qualche parola e quando vede che cerco di formulare una frase seppur semplice. Mi piace questa cosa!!

Ora è bassa stagione e non abbiamo incontrato tanti trekker. Abbiamo sempre trovato molto facilmente una camera nei rifugi. La zona del Solo Khumbu è organizzata molto meglio della zona dell’Annapurna. I rifugi infatti sono più confortevoli, più puliti e più ordinati. Durante il giorno il sole scaldava, ma subito dopo il tramonto il freddo si faceva sentire. Fare la doccia era diventata una sfida personale contro il freddo. Le docce non erano altro che piccoli stanzini fuori dalla camera senza acqua corrente!! Prima di fare la doccia bisognava avvertire la cucina che avrebbe fatto bollire un pentolone d’acqua, che avrebbe poi rovesciato in un secchio. Ma mi immaginate? Io che con un secchio di acqua bollente vado nello stanzino gelido, mi spoglio e tremante dal freddo comincio velocemente a tirarmi acqua calda addosso cercando di non pensare al freddo, ma di godere invece della splendida sensazione dell’acqua calda che scendeva sul mio corpo stanco e sulla mia pelle imbrunita dal sole dopo una faticosa giornata di trekking. In certe situazioni è meraviglioso riscoprire che le azioni più banali, più scontate, come quella di farsi una doccia calda, assumono un altro valore, hanno un altro sapore e nella loro semplicità diventano essenziali.

Più salivo, più il mio stupore aumentava proporzionalmente alla bellezza che pian piano si scopriva davanti ai miei occhi per esplodere in un emozionante pianto davanti al Gompa (monastero tibetano) a Tengboche a 3860m!!! da dove si poteva godere di una vista a 360 gradi sull’Himalaya dove, non poi tanto lontano spiccava parte della montagna più alta al mondo: l’Everest (8848m) e il meraviglioso massiccio dell’Ama Dablam (6856m).

In tutto il villaggio di Tengboche ci saranno stati 5/6 trekker, 2 guest house aperte e diversi monaci che ci hanno invitato ad entrare nel gompa ad assistere alla puja, la loro cerimonia. Nella fredda penombra alcuni monaci, dentro le loro tuniche rosso/bordeau, hanno cominciato a recitare mantra, mentre altri hanno cominciato a suonare conchiglie e tamburi producendo un suono con frequenze molto basse che hanno colpito in profondità arrivando diritto alla pancia e allo stomaco facendo vibrare tutto. Scena molto toccante!

Inutile cercare di descrivere il tramonto, la luce e i colori che si riflettevano su quelle vette bianche !!! La notte invece ci ha regalato uno splendido cielo stellato. Mai viste prima così tante stelle luminose! Erano talmente grandi che sembrava fossero lì vicino, le potevo toccare.

Non nego di aver lasciato a malincuore Tengboche e di aver cominciato la discesa per tornare a Lukla un po’ triste. Il mio cuore è rimasto a Tengboche e credo che ci rimarrà ancora per molto tempo. Mi capita spesso di ripensare a quella tranquillità e quella lentezza che solo le Montagne mi hanno saputo regalare. Che fascino che hanno!! Spero di poter fare un altro trekking il prima possibile, perché le Montagne mi mancano già, assai!

L’Himalaya, i ritmi lenti e la vita dura dei suoi abitanti mi hanno fatto riflettere sui ritmi incalzanti della nostra società, sulle diverse culture e sulle diversissime aspettative di vita che differenziano il mondo orientale da quello occidentale. Le Montagne mi hanno anche insegnato che “nella vita nessuna salita è impossibile”…in tutti i sensi! E’ in questo momento che ho capito Pasang Sherpa. E’ qui che ho capito l’origine della luce che brillava nei suoi occhi. Rispetto!

Saremmo dovute ripartire per Ktm la mattina del 30 gennaio, ma dopo qualche ora di attesa all’aeroporto… SCHERZETTO!!! Tutti i voli per Kathmandu cancellati! Aeroporto chiuso! C’è troppo vento, troppo rischioso! La pista di Lukla è cortissima ed è praticamente incastrata tra le montagne. Avrei poi scoperto che Lukla è uno degli aeroporti più pericolosi al mondo!

Ci siamo messe l’anima in pace con la speranza di riuscire a partire il giorno successivo e abbiamo passato così la giornata nella piccolissima Lukla. Il 31 gennaio siamo finalmente riuscite a partire con 3 ore di ritardo. Il decollo è stato ancora più emozionante dell’atterraggio; il piccolo aereo si è staccato da terra poco prima della fine della pista, è seguito un piccolo sobbalzo e davanti e sotto di noi si è immediatamente aperta la montagna! Paola-incredula! E’ stata una mezz’ora di indescrivibile bellezza selvaggia, glaciale, bianca! La zona dell’Everest, il massiccio dell’Helambu e del Langtan con l’imponente Ganesh Himal. Paola-Ipnotizzata!

Felicissima di essere tornata per vedere i bimbi, triste per aver lasciato le Montagne! Durante il trekking ho pensato spesso ai bimbi, li porto sempre con me! Domani gita!!! Nel pomeriggio portiamo le bimbe a Boudhnath, alla grande Stupa buddhista, a fare merenda. Ultimamente stiamo portando più colore alla casa. Abbiamo comprato poster, planisferi, portafoto e abbiamo così riempito le pareti bianche, abbiamo comprato cuscini e federe nuovi. Abbiamo comprato tanta stoffa super colorata per sostituire le vecchie tende ormai grigie e logore. Abbiamo distribuito zainetti nuovi a tutti con quaderni, astucci, dentifricio, spazzolini, pettine per pidocchi. Dovevate vedere le facce di questi angioletti mentre esploravano il contenuto dello zainetto. Visini increduli! Visini strafelici! Quanti baci e quanti abbracci quel giorno!! “Paola Miss, Thank you! Rock ‘n’ Roll!!” Sono dei bambini meravigliosi! A volte non è facile gestirli e durante le lezioni spesso mi fanno davvero perdere la pazienza! Ci sono quelli che urlano, quelli che giocano, quelli che si tirano i capelli e si mettono le dita negli occhi, le bambine sono terribili quando litigano tra di loro!! A volte devo alzare la voce e fare la maestra autoritaria, ma poi non resisto, guardo la mia collega e scoppiamo a ridere….Che meravigliosa esperienza!!!

Sono nella mia cameretta, sono a Kathmandu, sono dentro il mio Sogno.

Sono felice !!!



Buonanotte a tutti,

Jungle Paola

22 gennaio 2009

Aggiornamenti da Paola on the road.

Prossima Avventura "Missione Yak": trekking di una settimana nella zona nord-orientale del Nepal, nel Sagarmatha National Park ovvero la regione dell’Everest.

Sabato mattina (24/01) SI PARTE!!! Yuppie Yeahh!!
Volo interno Kathmandu – Lukla (30 minuti)

Lukla (2800m) è raggiungibile solamente in aereo o con 4 giorni di trekking da Jiri a 143 Km da Kathmandu.

Lukla è il villaggio da dove partono tutte le spedizioni per il campo base dell’Everest.

Ovviamente non arriveremo al campo base a 5545m, ma abbiamo intenzione di arrivare a Tangboche (villaggio Sherpa) a 3840m dove vedremo l’Everest!!!. Il trekking sarà impegnativo sia per quanto riguarda la difficoltà del percorso che per le rigide temperature durante la notte…ma che Adrenalina!!

Sono felicissima di tornare sulle Montagne, non vedo infatti l’ora di poter di nuovo camminare ore ed ore tra valli, piccoli villaggi, templi, fiori, fiumi, campi di riso e colori, dove il concetto di velocità e di tempo è assolutamente inesistente e tutto ruota attorno all’essenzialità. Back to the roots.

Ci sentiamo dopo la mia Avventura Everest!

Paola trekker

18 gennaio 2009

Namaste satiharù!!

Vi scrivo negli ultimi dieci minuti di elettricità disponibile. Da oggi il black-out totale comincerà alle 20 e durerà ben 16 ore!!! Ebbene sì, anche le azioni più banali qua devono essere calcolate. Se voglio un toast a colazione, mi devo alzare prima delle 8, altrimenti il tostapane non funziona. Se voglio fare una doccia calda, o meglio tiepida devo prima informarmi sugli orari di black-out, altrimenti l’acqua sarebbe gelida! In ufficio, se non c’è elettricità non funziona internet e quindi anche in questo caso devo informarmi sugli orari del black-out perché dovete sapere, che nella zona dove vivo io gli orari di black-out sono diversi da quelli della zona dove c’è l’ufficio! Prima o poi sarò costretta a prendere appunti, visto che a volte faccio talmente tanta confusione con tutti questi orari che alla fine non riesco a combinare nulla! Quando esco di casa, controllo sempre in borsa se c’è tutto: portafoglio, chiavi, agenda e TORCIA!!!



Oggi ho cominciato il corso di nepalese; la mia prima lezione di un’ora mi è piaciuta; la mia insegnate Urmila è molto simpatica e parla molto bene l’inglese.

Qualche parola ed espressione nepalesi le ho già imparate alla casa-famiglia, ma vorrei comunque imparare un po’ di più per poter poi comunicare meglio con i bimbi ed i miei colleghi, e anche per capire di più la loro cultura, la lingua in fondo non è altro che uno specchio di essa. Pensate che la lingua nepalese prevede parole come DIDI (sorella maggiore) e BAHINI (sorella minore), BAI (fratello minore), DAI (fratello maggiore) e questi appellativi sostituisco molto spesso il nome proprio! Io per i bimbi sono DIDI e a volte mi chiamano così, per il direttore sono BAHINI e lui per me è DAI e mi piace molto quando i nomi propri vengono sostituiti da queste parole mentre si parla, perché ciò mi fa sentire davvero ancora più vicina a loro…una sorella maggiore o minore appunto!



Ieri sera siamo andati al cinema (Diego ti ho pensato!) a vedere Gaijini,un film indiano. Scene di azione si alternano ad improvvise scene super kitsch tutte colorate, la protagonista si muove a scatti insieme ad un gruppo di ballerini che non fa altro che imitare i movimenti delle spalle, della testa e delle mani della super star. Qualche bella risata ce la siamo fatta, ma siamo poi sgattaiolate via dopo il primo tempo che era durato un ora e mezza!!!!! A seguire, cena da “Gigi”, un ristorantino tipico locale. Io ed Elena preferiamo “Gigi” (il troione) ai numerosi ristoranti sparsi nelle zone più turistiche. Da “Gigi” ci sentiamo sempre come a casa. Il suo vero nome è Baradai, un’ometto basso e un po’ tarchiato, che saluta sempre con un bel sorriso e stringe sempre vigorosamente la mano, viene al tavolo a fare due chiacchere e ha sempre qualcosa di divertente da raccontare! Da Baradai si spende poco, con 60 rupie (60centesimi) si mangia bene e si esce a pancia piena! Poca spesa, tanta resa!



Sono molti i bambini di strada, non solo nella zona di Pashupatinath dove c’è la casa-famiglia, ma in tutta Kathmandu. Qualche giorno fa, mentre andavo al lavoro con Elena ed un collega nepalese, ci siamo accorti che alcuni bambini sull’altro lato della strada, stavano tirando colla e uno di loro aveva di colpo cominciato a muovere il corpo come se fosse stata una crisi epilettica. Che scena cruda! Una lama affilata che penetra nella carne. Non sapevo cosa fare, abbiamo cercato di convincerli a venire con noi alla scuola, per avere una doccia, vestiti puliti e cibo, ma è stato difficilissimo avvicinarli, erano estremamente diffidenti; uno di loro, quello più vicino a noi sarebbe anche venuto, ma le parole minacciose del suo amichetto, probabilmente il leader del gruppo, sono riuscite a farlo indietreggiare scappando via.

Kathmandu è anche questo: bambini che tirano colla, lebbrosi, mendicanti, donne che chiedono l’elemosina, angoli di immondizia ovunque che a volte viene bruciata. Odore irrespirabile, odore tossico. Molti girano con la mascherina.

Un gran casino insomma, per non parlare poi del traffico, del rumore costante dei clacson e dello smog. Il traffico di Roma, a confronto potrebbe essere definito ordinato e tranquillo e ciò è tutto un dire!!



Sono le 21.12 ed è tardissimo!!! Dovete sapere che la giornata dei nepalesi comincia prestissimo. Si svegliano verso le 4/5, pranzano alle 11.30/12, cenano verso le 18/18.30 e alle 21/22 vanno a dormire. E tutta la giornata ruota intorno a questi orari e io mi ci sono abituata…..unica differenza: io non mi sveglio alle 5!!! la sera non faccio mai tardi, anche perché la strada per casa mia spesso è molto buia a causa del black-out.



Domani è sabato e per loro è la nostra domenica, perciò non si lavora. Io ed Elena andiamo su in montagna a farci una bella camminata. Non vedo l’ora!! Queste montagne hanno un fascino incredibile, ti stregano! Ti rapiscono! Stiamo già pensando di farci un’altra settimana di trekking a fine mese nella zona dell’Everest.



Nella valle di Kathmandu durante il giorno il clima è molto piacevole e si sta anche in maglietta, la mattina presto e la sera invece il freddo si fa sentire, bisogna coprirsi bene. Io in camera non ho il riscaldamento e si sente! Caspita se si sente!! Soprattutto quando mi sveglio la mattina e quando faccio la doccia!! Brrrrrrr!!



Per il momento dal Nepal questo è tutto. Passo e chiudo.



Peri betonlà satiharù!

Paola Didi

11 gennaio 2009

STUPEFACENTE NEPAL!!!

Sono tornata ieri (9 gennaio 2009) da un trekking nelle zona dell’Annapurna.

La nostra avventura è cominciata a Pokhara, seconda città per grandezza del Nepal, dove abbiamo festeggiato capodanno.

“Cenone” da “The Student” un piccolissimo ristorante un po’ nascosto, dove abbiamo brindato con birra Everest.

Pokara dista circa 200 km da Kathmandu e in autobus abbiamo impiegato circa 6/7 ore!!!

A mezzanotte a nanna perché il giorno dopo sarebbe cominciato il nostro meraviglioso trekking.

Siamo partiti alla mattina presto in taxi da Pokhara, dopo un ora e mezza siamo arrivati a Naya Pull, zaino in spalla, senza sherpa e inoltre senza guida, decisione presa all’unisono per rendere l’avventura ancora più Avventura, siamo partiti, abbiamo lasciato i rumori e gli odori della città per immergerci in una Natura sorprendente.

I° giorno

Naya Pull (900m) – Ulleri (2050m). Pit-stop a Thikadunga (1577m)

durata: 6 ore.

Siamo partiti motivati e carichi, in tutti i sensi ;-) e ci siamo addentrati tra le montagne; abbiamo attraversato diversi paesini molto pittoreschi, dove il tempo si è davvero fermato e l’intera giornata viene scandita dai ritmi lenti e rilassati del duro lavoro nei campi, tra un aratro tirato da due buoi, il rumore della pentola a pressione proveniente dalle case e il suono dei campanelli dei muli carichi di grandi sacchi di riso e spezie.

Il percorso è stato abbastanza impegnativo, soprattutto la seconda parte Thikadunga-Ulleri: 2 ore e mezza di scalini in salita. WoW!

È stata abbastanza dura, ma l’emozione una volta arrivati alla meta e il nostro abbraccio collettivo hanno reso le 6 ore di trekking un’esperienza assolutamente indimenticabile!!

Da Ulleri si poteva scorgere una vetta innevata dell’Annapurna. Che emozione!!

Ci siamo fermati in un rifugio, cenato prestissimo, alle 20.30 eravamo già dentro il sacco a pelo, stanchi!

2° giorno

Ulleri (2050m)- Ghorepani (2855m). Durata: 5 ore. Poon Hill (3210m).

Il trekking è stato tosto: scalini di sasso sistemati disordinatamente si alternavano a tratti ripidi e poco agibili.

Durante il percorso il tempo è sempre stato molto bello.

Io ero in maglietta, ma l’aria era fresca. Arrivati a Ghorepani la temperatura si è abbassata.

A Ghorepani non c’è elettricità e nessuna guest house ha il riscaldamento (in Nepal in nessuna casa c’è il riscaldamento).

Nelle guest house durante il trekking, c’è solo una sorta di stufa ricavata da un barile nella sala da pranzo, nelle camere un freddo incredibile!

Siamo andati a letto verso le 20 perché ci saremmo dovuti alzare molto presto per vedere l’alba a Poon Hill.

Sveglia ore 5.15. Driinnnn!!!

Ancora assonnati, tremanti dal freddo e avvolti in uno scialle di buio, abbiamo cominciato a salire; le nostre torce frontali ci hanno aiutati a trovare la retta via per assistere ad uno spettacolo mozzafiato.

L’oretta di trekking per arrivare su Poon Hill a 3210m è stata per me una sorta di pellegrinaggio verso un luogo di culto. Solo un’ora mi separava da quello che avevo sempre fantasticato essere il Momento, il Mio Momento in Nepal: l’Himalaya!!!!! E che “botta”!!

Il buio totale ha cominciato a cambiare forma molto lentamente.

La linea rosso/arancio/giallo dell’orizzonte ha cominciato a delinearsi e un po’ alla volta una palla rosso fuoco è trionfalmente apparsa davanti agli occhi degli spettatori increduli. La luce ha illuminato e scoperto gradualmente quello che ci circondava!

E qui paola-senza-parole! E anche ora ho grosse difficoltà a trovare le parole giuste, perché forse semplicemente non ci sono! Come faccio a descrivere il mio Momento? Come faccio a spiegarvi che le vette innevate dell’Himalaya, illuminate da quella luce dorata, si presentavano davanti a me come la concretizzazione di un Sogno??!! Stupefacente Nepal!

A malincuore ho lasciato il Mio Momento e sono tornata felice alla guest house dove abbiamo fatto colazione e poi di nuovo zaino in spalla.

III° giorno

Ghorepani (2855m)-Tatopani (1180m). Durata: 7 ore.

La discesa è stata molto impegnativa e lunga. Siamo finalmente arrivati a Tatopani stremati.

Durante il trekking abbiamo attraversato altri piccoli villaggi, e a poco a poco si vedevano le vette dell’Himalaya scomparire dietro alle larghe valli. A letto prestissimo dopo una divertentissima serata passati con i compagni di viaggio.

IV° giorno

RELAX!!!

Tatopani in nepalese significa acqua calda e qui c’è infatti una sorgente di acqua sulfurea ricca di zolfo.

Ci sono due piccole piscine dove è possibile rilassarsi nell’acqua calda e ci siamo quindi concessi questo lusso.

Abbiamo lasciato Tatopani nel primo pomeriggio e siamo arrivati a Beni dopo circa 2 ore di taxi, da Beni siamo tornati a Pokara dopo una 5 ore di autobus. “Paura e delirio sull’autobus più pazzo del mondo”.

Il viaggio è stato allucinante, la strada con buche che facevano sobbalzare l’intero bus, buio, sorpassi troppo azzardati, rumore di clacson, tutta la strada a curve su strapiombo che fortunatamente il buio non ci permetteva di vedere. Survived!

V° giorno

Pokhara-Kathmandu 6 ore di autobus.

Arrivati a Kathmandu io ho finalmente traslocato nella mia nuova casina. Sono davvero felice di aver trovato questo tetto.

Kathmandu la sento sempre più vicina, la mattina, quando esco di casa incontro il mio vicino sulle scale e ci diamo il buongiorno, poi scendo in strada per andare a prendere un mezzo per arrivare alla casa-famiglia e mi guardo intorno: la città si sta svegliano, c’è chi va e chi viene e io faccio parte di quella massa in movimento e mi sento bene.

Kathmandu è un po’ caotica, sporca e inquinata, ma ha un fascino del tutto particolare che mi piace.

A Kathmandu non c’è elettricità tutto il giorno, ma solo in certe fasce orarie e inoltre le ore di totale black-out sono circa 7/8 al giorno!! Camminando per la città è costante il rumore dei generatori.

Il giorno successivo al mio arrivo, sono tornata dai bimbi che mi hanno accolto con urla “hello Paola Miss!!” salti, abbracci e tanti baci. Che emozione!!

Il Nepal e la sua splendida gente mi stanno emozionando sempre più; la semplicità, la cordialità, la dignità, la religiosità e la dolcezza di questo popolo mi regalano ogni giorno un motivo in più per sorridere.

Sono molto felice di poter condividere questo mio pezzo di Nepal con Elisa, Gus ed Elena, che si sono rivelati ottimi compagni di viaggio anche nei momenti più faticosi e duri…Ne avranno da raccontare al loro ritorno!

STUPEFACENTE NEPAL!

Rispetto!

Paola